Pubblicato su STRUMENTI E MUSICA
FLAMENCO di Renato Catania “A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere; è certo però che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi” ( Emil Cioran da l'inconveniente di essere nati). Se l'origine di molti balli, in particolare i latini- americani, è nota con una elevata approssimazione, nel caso del Flamenco è davvero diverso. Per molti di noi questo ballo evoca e rappresenta la grande passione del popolo spagnolo. I detentori ed i divulgatori di questo appassionante racconto di un popolo dalle origine lontane e travagliate, sono i Gitani, provenienti dalle zone più impervie dell'attuale Pakistan. La storia di questo popolo, emarginato e perseguitato, ha generato questo ballo, che davvero percorre con le sue movenze, ma anche con le nenie che lo accompagnano, tutto il dolore ed il peregrinare dei nomadi. La loro etnia è proprio quella dei Rom, infatti, il nome originario è Ruma Calk, da cui deriva Rom, che nel loro dialetto significa “camminatori della pianura”. Le loro abitudini e la loro cultura, non sono state tramandate attraverso scritti, ma verbalmente ed ogni gruppo, nel tempo ha arricchito di intensità le sue musiche ed i modi di esprimere questo infinito peregrinare, nel quale si racconta la persecuzione e l'inadattabilità di questo popolo a qualunque imposizione e regola che determinasse ogni convivenza sociale. Ogni territorio occupato li vide cacciati e perseguitati, finché alla fine del XV secolo, diversi gruppi si appropriano di territori non controllati nei Balcani, in Italia, in Francia ed in Spagna, divenendo stanziali. In Spagna e precisamente in Andalusia, terra la cui multietnicità era conosciuta, ospitò i nuovi gruppi consentendone l'integrazione.
Tale processo, però, fu lungo e doloroso. Furono perseguitati e fu loro vietato persino di parlare la loro lingua. Gli Arabi e gli Ebrei seguirono contemporaneamente questo processo persecutorio. Da ciò però nacque un sodalizio culturale che consentì una mescolanza espressa con la loro musica, che divenne un linguaggio ribelle, incomprensibile ai persecutori. Molti di loro venivano ospitati alle corti aristocratiche dell'epoca, per allietare le loro feste. I loro canti ed i loro balli particolari, frutto di mescolanza araba, accusavano nella loro lingua le ingiustizie subite, senza che i padroni ne comprendessero il significato. Ecco la malinconia e la fierezza che oggi ascoltiamo affascinati. Molti Gitani e appassionati compositori idearono nuove evoluzioni improntate alla tradizione, fecero di questo ballo il loro mestiere organizzando spettacoli in tutto il mondo che accolse con curiosità e rispetto, questi artisti. Sono passati diversi decenni prima che l'interesse per la musica flamenca coinvolgesse i musicisti dell'epoca, che trovarono ottimo spunto per le loro composizioni e molto spazio, nel mondo della musica facendo apprezzare questo ballo, rendendolo innovativo.
Contemporaneamente molti luoghi d'incontro, “tablaos” , dove ci si fermava a bere e mangiare, venivano sistemate pedane di legno su cui gli artisti potevano esibirsi, accompagnati dal chitarrista e dal cantante. Inizialmente solo alle donne era dato esprimersi in questo straordinario ballo coinvolgente, sensuale e fiero, finché dopo gli anni 60, grandi ballerini spagnoli fecero propri questi ritmi per interpretarli con evoluzioni assolutamente innovative: Antonio e Rafael de Cordoba in quegli anni e successivamente Antonio Marques e Joaquin Cortes, inventarono nuove coreografie e tendenze, portando in tutto il mondo questa grande espressione che con l'uomo assunse forza e determinazione. Cortes a sua volta, assunse il ruolo di solista, modernizzando e stilizzando il Flamenco, facendogli assumere dimensioni davvero internazionali. Memorabile in questi ultimi anni l'esibizione a Portorico nel 2004 di Joaquin Cortes e Jenifer Lopez, che in un suo “ Recital” , lo ha voluto al suo fianco per interpretare l'eterno conflitto fra toro e torero, in uno meravigliosa serata, rimasta nella storia della musica internazionale. Il flamenco quindi, non si può solo definire un ballo o un genere musicale, ma è anche una rappresentazione teatrale ed è l'unico modo che possiedono i Gitani per raccontare la storia del non popolo, senza identità nella storia del mondo.
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