Intervista a Melody Castellari
di Renato Catania tratto dal periodico "Lo Strillo" NELLA nostra bella e canterina Italia, sembra che la musica si faccia solo in televisione ed anche lì, solo a Sanremo, X Factor o da Amici. Non è così. Navigando in internet, casualmente, mi sono imbattuto in un nome che da solo, mi ha evocato suoni gradevoli: Melody. Il suo blog intenso e controverso mi ha intrigato. Mi ha incuriosito anche il fatto che è molto conosciuta in Giappone dove ha venduto molti CD e mi sono appunto chiesto come mai un talento come il suo non ha trovato una ribalta che la lanciasse, tra l’altro il cognome di Melody è Castellari, figlia del noto musicista Corrado, conteso da molti artisti del bel canto. Ho così deciso d’incontrarla per conoscerla e capire come mai certi talenti..non escono fuori. - Melody è il suo nome d’arte? “No è il mio vero nome. Mamma e papà entrambi musicisti, hanno voluto segnare il mio futuro, dandomi questo nome”. - Chi sono stati i tuoi modelli? “Sono una grande fan di Whitney Houston, Maraya Kerry ed Aretha Franklin. Amo il loro repertorio, la loro voce, le loro scelte musicali ed ho trascorso lunghe ore ad ascoltarle per apprenderne la tecnica nel canto”. - Nemo profeta in patria visto che è più apprezzata all’estero? “In Giappone ho venduto molti cd. Loro prediligono un tipo di musica lontana dagli stereotipi occidentali. Questo mi ha anche dato l’opportunità di conoscere modi diversi di fare ed interpretare musica. In Italia, da qualche anno, lavoro in una radio www.radiosnj.com e sul canale Sat francese Europe2. Al mio attivo ho numerose collaborazioni con Elisa, Ruggeri, Ron, Elio e le Storie Tese ed altri ancora.” - Mi parla della sua difficoltà d’inserimento nel mondo musicale italiano? “In Italia ci sono voci straordinarie ed ottimi artisti, lo spazio è esiguo. Tutto viene deciso dagli organizzatori e dalle case discografiche. L’artista viene utilizzato e qualche volta manipolato dal punto di vista del business”. - Ha mai partecipate alle selezioni per “X Factor”? “Si, lo scorso anno. Chi deve giudicarti ne sa meno di te. Il primo colloquio l’ho avuto con un personaggio completamente incompetente, seminascosto da una nube di fumo provocata dal continuo fumare di questo signore. Non conosceva neanche il linguaggio musicale. Nel secondo colloquio, più selettivo, ti costringevano a cantare per 30 secondi, nei quali secondo loro si dovrebbero cogliere le potenzialità dell’artista. Nel mio caso fui ascoltata da Michele Fischetti che era il “Vocal coock” e Simona Ventura. Mi hanno ascoltata in due pezzi per 30 secondi. Alla fine mi ha detto il primo: sei molto brava, ma non sento il rock. La Ventura con aria da grande competente ha confermato: “neanch’io lo sento”. - A che età le sue prime apparizioni in pubblico? “Avevo 13 anni. Facevo 3 serate alla settimana. Successivamente sono stata protagonista di un musical-colossal: “I 10 comandamenti”, ero una delle protagoniste femminili. Abbiamo debuttato al Mazda Palace di Milano restandoci un mese. Poi ci siamo trasferiti a Roma. Abbiamo continuato con un tour estivo al Palacassa di Parma, al Teatro della Verdura di Palermo ed a Catania uno spettacolo all’aperto ha concluso il tour.” - Suona qualche strumento? “Si! Il pianoforte, la chitarra ed il flauto traverso. Non posso certo dire di essere una strumentista, ma sono orgogliosa di poter affermare di avere scritto molto da sola e con mio padre, per me stessa e per altri professionisti.” - Laura Pausini ed Eros Ramazzotti, sono riusciti a portare nel mondo la musica italiana con grande successo. Cosa pensa di loro? “Non sono il mio forte, ma devo affermare che fanno bene il loro mestiere. Eros ha un timbro di voce riconoscibile e già questo è uno degli elementi fondamentali per il successo. Laura, pur avendo anche lei una voce individuabile, ritengo sia poco accattivante a causa della scarsa modulazione vocale, che causa un risultato monocorde.” |
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