INTERVISTA AL DIRETTORE: VITTORIO FELTRI
tratta dal periodico "Lo Strillo" settembre 2007 di Renato Catania Colpisce... al cuore NON CREDO di esagerare se dico che Vittorio Feltri e il piu moderno e dinamico dei giornalisti italiani. Egli stesso non se ne rende conto facendolo apparire ancora piu genuino e spontaneo. Cio che maggiormente emerge dai suoi editoriali e la continua sfida con se stesso nella ricerca della coerenza, e ci riesce. Non parlo poi dell’impostazione che ha voluto dare al suo giornale dove l’ironia e la costante che accompagna il lettore. I suoi giornalisti sembrano gareggiare tra loro con giudizi ed idee sempre innovative e stuzzicanti mentre la libertà ideologica e sicuramente il loro denominatore comune. - Se le fonti di cui dispongo non mi hanno ingannato, risulta che la sua carriera giornalistica ebbe inizio a Milano presso la redazione de “La Notte”, dove il mio odierno Direttore Mimì De Simone esercitava la sua professione giornalistica da Napoli (siamo nei primi anni '50). I mutamenti nella carta stampata e nella professione di giornalista sono stati sicuramente importanti. Secondo Lei, Direttore tali mutamenti hanno giovato all’informazione, l’hanno imbastardita (scusi il termine poco elegante) o cosa? "Alla Notte di Nino Nutrizio sono diventato professionista. In precedenza avevo lavorato all’Eco di Bergamo, quotidiano della mia città dove mi occupavo di cinema. Erano gli anni sessanta. Da allora il giornalismo non è cambiato. E questo è male. Perché nel frattempo è cambiato tutto il resto. I mass media oggi sono numerosi e vari, dalla Tivù debordante a Internet. Ma i colleghi della carta stampata non se ne sono accorti e continuano a lavorare con i soliti schemi come se il mondo si fosse fermato a mezzo secolo fa. Risultato: i giornali perdono copie. Senza requie. L’informazione si è arricchita di forme, ma nella sostanza non è migliorata; è timida, rispettosa del potere, conformista e laudatoria. La categoria nostra è divisa in due bande: quella degli ex comunisti e quella dei cani sciolti. Sciolti, ma cani." -In piena crisi editoriale Vittorio Feltri ha dato nuovo impulso al suo giornale. Qual è la formula? "La formula è una sola: lavorare per i nostri lettori prima che per i padroni del vapore. Io faccio i giornali che vorrei leggere non quelli che piacciono a lorsignori." -Direttore, oggi Lei è il giornalista tra i più apprezzati tra i più importanti nel panorama editoriale italiano. Da cosa dipende tale successo? "Sono stupito del successo delle mie modeste imprese. Ho sempre avuto però una consapevolezza: se mi guardo scopro di essere nessuno, se mi confronto capisco di essere un gigante." - Il suo “staff” è uno dei più dinamici ed arguti, i suoi componenti sono stati sottoposti a corsi speciali oppure sono confluiti spontaneamente nella redazione di “Libero” attratti dal fascino della sua linea editoriale? "All’inizio abbiamo assunto chi ci stava. Ed erano pochi. Poi abbiamo selezionato i migliori ragazzi usciti dall’università e li abbiamo messi alla prova. I più bravi sono entrati in squadra. Alcuni sono fuoriclasse. Ci sarà sfuggito qualche genio, ma i cretini li abbiamo bocciati." - Spesso ospita giornalisti di ideologia opposta. Questo oltre ad arricchire di credibilità “Libero” dimostra che la professione di giornalista pur essendo esercitata da uomini, quindi influenzabili. » possibile esercitarla con moderazione ed obiettività? Lo chiedo perchÈ ben pochi esempi si notano in giro. "L’obiettività non esiste, ma non ho rinunciato mai a perseguirla. Non mi va il giornale monocorde e appiattito. Chiunque abbia qualcosa da dire può scrivere su Libero, purché sia in grado di argomentare le sue idee." - Secondo Lei, dr. Feltri, cosa è accaduto in casa “Corriere della Sera” allorquando sotto il periodo elettorale, il direttore Mieli sentì la necessità di schierarsi con Prodi prendendo nettamente le distanze non specificatamente dal Centrodestra, ma dal suo Leader? Se non ricordo male la coalizione di Centrodestra lo propose a guida del “Grande Circo Rai”, proposta sdegnosamente rifiutata. Sarà stato per guadagnarsi un “tozzo” di pane o cos’altro? "Il Corriere della Sera pende a sinistra da oltre trenta anni. Ne so qualcosa perché ci ho lavorato per tre lustri. Mieli si è limitato a dichiarare il suo pensiero, mentre i suoi predecessori (quasi tutti) pretendevano di spacciarsi per indipendenti ed equidistanti. Mieli ha rinunciato all’ipocrisia.» stato onesto. Ma non so quanto gli sia convenuto." - In queste ultime settimane nei suoi articoli (non ne perdo mai uno), al contrario del consueto, esprime dubbi d’interpretazione sugli atteggiamenti dei leader di maggioranza ed opposizione, in particolare del Cavaliere di cui sembra non capirne gli atteggiamenti verso l’opposizione, in talune occasioni al limite della solidarietà. La leggo smarrito, dubbioso, al contrario del recente passato, quando i suoi articoli sembravano scaturire direttamente dal nostro “Silvio”. Qual è la causa: feeling in esaurimento oppure Berlusconi ha imparato cosÏ bene l’arte del politico da divenire impenetrabile anche per lei Direttore il cui sesto senso lo ha quasi reso “Vate”? "Non sono mai stato berlusconiano. È Berlusconi ad essere stato spesso feltriano. Quando smette di esserlo, lo critico. Voto per il Cavaliere non perché ne condivida la politica, ma perché condivido ancor meno la politica dei suoi avversari. E tutto questo lo esprimo nei miei articoli. O cerco di farlo." - I suoi lettori apprezzano, io stesso ho molto apprezzato, le pubblicazioni che periodicamente sono vendute, allegate al quotidiano, molto interessanti, opportunamente tecniche con argomenti sapientemente attuali, come a illustrare ed approfondire vicende importanti. Ma mi spieghi: in tutto questo ben di Dio senza nulla togliere al “caso umano” della boccaccesca storia di Corona, cosa c' “azzecca” Corona con Libero, Feltri, Veneziani, Paragone, Giannino e tanti altri che di classe ne hanno a iosa? "Corona è un mascalzone, ma non è un delinquente. È figlio di questa società, creata da noi tutti. Lapidarlo è sbagliato. Difendendo lui abbiamo difeso l’esigenza di essere garantisti, sempre e con chiunque, anche con chi ci sta sulle palle." - Lei Direttore, credo sia l’erede naturale di Indro Montanelli o ritiene forse, che la sua indole letteraria e di pensiero ne siano lontane? "Montanelli era più bravo di me, scriveva meglio, possedeva un vocabolario più nutrito del mio. Ma io sono nato a Bergamo, lui a Fucecchio in Toscana. L’italiano per me, a differenza che per lui, è una lingua straniera. L’ho imparato a fatica, studiando molto e con risultati inferiori allo sforzo. Forse assomiglio a Montanelli nel temperamento. Lui diceva che nella mia prosa scorgeva qualcosa di familiare. Forse era un complimento. Forse una critica." - La sua onestà intellettuale, secondo me, potrebbe consentire a lei di fare politica attiva. Sono certo che avrebbe consensi tali da raccogliere tutte le anime liberali in pena che vagano nel “Limbo” della politica nostrana, se ne sentirebbe la forza o ritiene che andrebbe aldilà delle sue ambizioni più recondite? "Sono capace di fare politica tramite il giornale. L’attività parlamentare mi inorridisce, non oso accostarmene." - Nella vita cosa più scandalizza Vittorio Feltri? "La violenza sui deboli, animali compresi. Quando vedo un adulto schiaffeggiare un bambino provo un dolore lancinante e vorrei picchiarlo." - Rinuncerebbe alla sua ironia al vetriolo se dovesse essere chiamato a ricoprire un incarico istituzionale? "So fare solo il giornalista e spero di morire alla macchina da scrivere. Non ho tempo da perdere in esperienze fallimentari." - Quale è stato o potrebbe essere il giorno più bello della sua vita? "Morire in piedi." |
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