INTERVISTA AL PROFESSORE VITTORIO SGARBI
di Renato Catania tratto dal periodico "Lo Strillo" Ho incontrato Vittorio Sgarbi, all'inaugurazione di un originale ed innovativo negozio di gioielli a Milano. Era presente nella qualità di “Testimonial” dell'iniziativa. Io invece, essendone venuto a conoscenza, mi trovavo lì opportunamente con lo scopo di intervistarlo. Mi presentai superando la folla che lo circondava. Quando sentì il nome della Testata Giornalistica, continuando a ripetere: Lo Strillo! Si, Lo Strillo! Si s'addice molto a me! Mi dica! Questa sera ha presentato il suo libro “CLAUSURA da suor Letizia a Salemi e ritorno” al Leoncavallo di Milano. Cos'è per lei il Leoncavallo? Cosa rappresenta? Il Leoncavallo è un'Istituzione Culturale, sorta in contrapposizione alle Istituzioni Civiche, per garantire una liberazione espressiva di giovani, legata al dissenso. E' stato un luogo di contestazione, poi lentamente si è consolidata come posizione antagonista. Io credo che la Democrazia possa sopportare un Leoncavallo anche partendo da un'esproprio proletario, che ne indica una radice illegale, la quale, però, viene bonificata dalla produzione culturale, che io li effettivamente ho indicato ed anche utilizzato come ragione per indurre dopo tanti anni ad un' accordo. Di certo si può definire una sala di un museo di arte contemporanea, che si esprime anche in spazi non predestinati o autorizzati, ma anche espropriati e talvolta in spazi che sono abbandonati, per cui con una serie di azioni di tipo culturale, trovare la leva per arrivare ad un'accordo. Qual'è il ruolo Istituzionale oggi di Vittorio Sgarbi? Sindaco di Salemi e consulente del Ministero dei Beni Culturali. Dopo l'esperienza al Comune di Milano nella qualità di Assessore ai Beni Culturali, sotto il dominio Moratti, cosa è rimasto nel suo cuore? La città ha delle potenzialità. L' attualità che consente è realizza anche a dispetto delle Istituzioni, a dispetto dell'Amministrazione, per cui la forza di elaborazione, di creatività, di organizzazioni, che si muovono per la musica, per il teatro, è talmente incontrollabile che anche un'Amministrazione che cerca di comprimerle, non riesce ad impedire che essi si manifestino. Penso pertanto, che per me sia cosa buona tornare a Milano. Che la mia minaccia di ritorno, non per la polemica con la Moratti, ma per ritrovare un ruolo come Assessore alla Provincia, che mi consenta di continuare il percorso comune. Lei che ha sempre dimostrato grande competenza artistica, cosa pensa del nuovo assessore ai beni culturali di Milano? E' alto! Troppo alto? No! E' alto ed anche bravo. E' vero che il Cavaliere le ha dato l'incarico di responsabile dei musei Italiani, in barba alla decisione dell'onorevole Bondi? No! Io gli ho chiesto se fosse stato lui ad aver suggerito a Bondi, l'intervento di Resca, mio concittadino ed amico. Lui mi ha detto che conosceva bene Resca, ma che non aveva mai pensato di dargli i musei. Abbiamo convenuto, però, di dire a Bondi che io affiancassi Resca per una consulenza tecnica rispetto alla Funzione. Il suo modo eclettico di far politica ha fatto maturare in lei militanze in diverse coalizioni. Quali di queste l'ha più soddisfatta? Oggi sono solo. A Salemi ho vinto sia contro Berlusconi che contro la Sinistra, per cui di fatto la mia attuale posizione Politica è di autonomia dai due poli, in una evidente contro tendenza, perché il bipolarismo è quello che, sembra, sarà come la prospettiva inevitabile anche se impiglia un po'. Aver dato questa operazione a Salemi, ha creato almeno contemporaneamente una situazione di sospensione dai due Poli che io non avrei neanche ricercato, nel senso che sarei stato anche il candidato del centrodestra. Ma lì non era possibile, quindi è venuta fuori questa operazione. Sono anche contrario al Bipolarismo, ma inevitabile. Progetti per il futuro? Una grande mostra su Arte e Follia, che faccio a Siena col Monte dei Paschi, a S. Maria alla Scala. Nell'immediato una mostra di Rubens e Caravaggio, che faccio a Messina come Progetto Salemi . Farò arrivare il dipinto di Rubens fatto a Roma nel 1608, nella città in cui Caravaggio non c'era, perché a Messina. Mandare quindi, il dipinto di Rubens a Messina per trovare il suo ispiratore che era stato Caravaggio. |
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