VOX POPULI
di Renato Catania tratto dal periodico "Lo Strillo" LA COSCIENZA DEL GIORNALISTA DA PONTIDA, l’Italia s’indignava e accusava l’allora leader del Carroccio di farneticazione. Certo, sappiamo tutti, che anche la Lega Nord, qualche tempo dopo, si macchiò dello stesso crimine, in particolare il “ruspante” Bossi coinvolto con qualche membro della sua famiglia e dilapidare il tesoro dei finanziamenti ai partiti investendo addirittura in diamanti e comprare lauree per il figlio, ma questa è un’altra storia. Non voglio neanche parlare delle vicende di “mafia capitale” perché sono in corso rivelazioni a raffica e chissà quando finiranno, ma voglio parlare di qualcosa di cui non si discute mai, nonostante l’argomento tocchi l’intero sistema italiano in tutti campi. Il tema è molto spinoso e pericoloso per chi scrive. Vi chiederete: perché pericoloso? Ritengo, da uomo di età e da diversi decenni fervido osservatore delle “Cose” italiane, di avere acquisito la necessaria consapevolezza per dire la mia sulle cause della deriva del nostro mortificato Paese. In un Paese governato da certa magistratura, la così detta libertà di stampa funziona a comando. Tutti i mali hanno avuto origine dalla Politica che secondo una definizione antica è l’arte di governare le società. Nell’era moderna chi fa politica deve essere deputato alla gestione del bene pubblico e dello Stato. Queste definizioni nella loro semplicità esplicano un sano senso di altruismo e un’immane responsabilità. Però non è così. Descrivere gli accadimenti e le efferatezze della politica, intersecata dalla mafia, camorra, ‘ndrangheta e chissà cos’altro, non solo sarebbe inutile, perche il Popolo tende all’assuefazione e non basterebbe lo spazio dell’intero giornale per elencarne gli effetti. Inoltre sono così tanti i fatti di corruzione, malversazione e altro che si accavallerebbero l’uno sull’altro creando un circolo vizioso. Esiste una professione, un mestiere che ha il grande potere di informare per entrare direttamente nelle coscienze della gente. Qualcuno oggi lo fa, ma sono davvero pochissimi quelli che s’indignano di quei colleghi che forzatamente o ideologicamente schierati eseguono ordini di batteria in barba alla coscienza. Parlo della categoria dei giornalisti, “la stampa”, quarto potere, “il guardiano” di tutti gli altri. Se fosse davvero così, che i giornalisti potessero o volessero essere guardiani degli altri poteri: il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario, la generale deriva e malversazione politica e giudiziaria sarebbero bloccate sul nascere, ma i fattori che lo impediscono sono tanti. Prima di ogni cosa la coscienza di ognuno degli addetti. Questo sostantivo, oggi sembra desueto. La coscienza del legislatore che dovrebbe studiare le leggi con grande senso di giustizia e saggezza da preservare e proteggere gli onesti. La coscienza del potere esecutivo, riconducibile al Governo, che ha il potere di applicare le leggi e farle rispettare. La coscienza del potere giudiziario che è il potere di giudicare e punire chi non rispetta le leggi, pare però abbia una maglia così larga che potrebbe passare un pescecane e Dio sa quanti pescicani sono pronti a sbranare. Infine la coscienza della stampa, quarto potere. Da qualche tempo tutto questo è mescolato e rimescolato a seconda della convenienza del momento. I cittadini elettori, avrebbero anch’essi il potere di mandare a casa quegli eletti che non hanno avuto la Coscienza di lavorare per il popolo, ma nella maggior parte dei casi non sono messi nelle condizioni di scegliere veramente chi mandare a rappresentarli, perché nel frattempo, il potere legislativo ha fatto una legge elettorale blindata dove partiti politici e non i cittadini, decidono chi candidare, dove infine, a elezioni ultimate solo uno comanda e per farlo distribuisce poltrone a destra e a manca dove chi si siede non solo sarà difficile farlo alzare, ma, ed è cronaca d’ogni giorno, talvolta usa la sua poltrona unicamente per i propri interessi e per arricchirsi. Quest’orribile meccanismo potrebbe essere bloccato dalla stampa, ma la stampa che conta è figlia della politica e se il giornalista che ha la ventura di entrare in una testata , probabilmente, come ogni impiegato che si rispetti deve chiudere occhi e orecchi quando dovrebbe aprirli, per portare il pane a casa. Questa però non è una giustificazione, perché la coscienza del giornalista deve sempre essere come quella del medico, deve curare il malato a qualunque costo, l’ha giurato all’inizio della sua professione. Non esiste alcuna eccezione e se dovesse commettere un errore di valutazione nell’impartire una cura, causando danno al malato paga in prima persona. Anche il giornalista deve mettere il suo intelletto, la sua penna con coscienza per risanare i guasti dei poteri precedenti. Per fare questo, però deve essere nelle condizioni di comunicare liberamente, ma nel frattempo i tre poteri precedenti, con l’intento di blindare chi si macchia di malefatte, si è inventato la deontologia il cui maggior obiettivo è preservare, preservare e ancora preservare da una sfilza infinita di possibili violazioni. Questo non giustifica, perche se il medico non cura il malato per non fargli provare l’amaro della medicina, non lo guarirebbe e la malattia avrebbe il sopravvento fino alla fine. Così il giornalista fa cattiva informazione divenendo complice dei poteri corrotti. |
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