VOX POPULI
di Renato Catania tratto dal periodico "Lo Strillo" NAPOLITANO “Uno nessuno centomila” CHISSÀ COSA scriveranno
i libri di storia di Giorgio Napolitano, quando l’argomento trattato sarà la Storia d’Italia. Chissà se nel frattempo tutta la Stampa si atterrà ai canoni della deontologia, così ben dettagliata da raccontare con obiettività il segmento della Storia d’Italia, che stiamo vivendo da qualche anno. Io non ci sarò, ma darei dieci anni della mia vita per esserci. Inizierei una “catena di Sant’Antonio” per coinvolgere gli italiani a dare anche loro dieci anni della loro vita per fare accumulare secoli di vite, per il trionfo della Verità. Gli italiani, tutti gli italiani, anche i più faziosi, i più schierati, i più ricchi e i più poveri, hanno il diritto di leggere la Verità sull’immane disastro che ha vissuto la nostra Nazione in quel periodo buio. Abbiamo perso tutti, anche chi si è arricchito illecitamente, cavalcando il potere, il potere dei politici e con il loro ausilio. Chi l’avrebbe mai detto quando è stato eletto Presidente Giorgio Napolitano, che un fervente comunista della prima ora, così misurato ed elegante, così somigliante, nelle fattezze a un Re di nome Umberto, cui gli italiani non hanno mai dato il privilegio di esprimersi, si sarebbe egli stesso incoronato Re e regnare da monarca. Il più astuto, il più arguto, sventolando la Costituzione a comando, violandola, applicandola e modificandola a sua piacimento. Nominò Monti Presidente del Consiglio, dopo un incauto giro di consultazioni in Europa, a quanto pare, con l’obiettivo di neutralizzare l’ultimo Governo Berlusconi. Mario Monti aveva solo il merito di non essere conosciuto nella politica attiva, ma nei salotti bene della Finanza, dando in cambio della sua disponibilità, lo scranno di Senatore a Vita, violando due volte le regole: la prima nominando presidente un non eletto dal Popolo, la seconda attribuendo la nomina a senatore a vita a uno sconosciuto senza meriti pubblici, così come descrive la Costituzione impedendo al popolo italiano di esprimere la propria sovranità. Lo rifece con Renzi, allo stesso modo, ma con L’aggravante dopo aver costatato i danni causati da Monti, riassumendosi la responsabilità, a cuor leggero, d’imporre uno qualsiasi, purché pronto a eseguire ordini di batteria, armato solamente di un farfugliante eloquio, con titaniche promesse, ma completamente privo di contenuti, non eletto dal popolo. Finì tutto in fumo anche quando un incosciente giudice palermitano, tentò d’insinuare nella mente dello sfinito e inerte popolo italiano, con prove provate e in seguito distrutte, perché lo prevede la Costituzione a comando, dell’accordo con la mafia per opera di vertici istituzionali, per creare una tregua alla lotta con la criminalità, di cui si disse anche che Napolitano era a conoscenza e non denunciò. “Mago Houdini” della politica, trasformista e incantatore. Rieletto Presidente della Repubblica, evocando una parte fumosa della Costituzione in cui prima si legge che il presidente può essere eletto una sola volta per la durata di sette anni, dopo che può essere rieletto, come si legge dall’estratto della Costituzione, ove parla di elezione del Presidente della Repubblica: -“Per garantire un consenso, il più possibile esteso intorno ad un’istituzione di garanzia, nelle prime tre votazioni è necessaria l’approvazione dei 2/3 dell’assemblea (maggioranza qualificata), per le votazioni successive è sufficiente la maggioranza assoluta. La carica dura sette anni, ciò impedisce che un Presidente possa essere rieletto dalle stesse Camere, che hanno mandato quinquennale e contribuire a svincolarlo da eccessivi legami politici con l’organo che lo vota. La Costituzione italiana non prevede un limite al numero di mandati per quanto concerne la carica di Presidente della Repubblica. Il primo caso di riconferma di Presidente uscente è datato 20 aprile 2013, con l'elezione di Giorgio Napolitano”. Come si osserva dalle righe precedenti, si rileva, che la Costituzione dice che la carica dura sette anni e ne spiega le motivazioni, più avanti declamate, che la Costituzione italiana non prevede un limite per quanto concerne la carica di Presidente della Repubblica -. La contraddizione è netta per cui la Costituzione non è di certo il Vangelo, ma un minimo di coerenza sarebbe d’obbligo. Prendiamo atto che il periodo è finito perché il Re è stanco. Riposatevi Maestà! |
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