VOX POPULI
di Renato Catania tratto dal periodico "Lo Strillo" Ricordo di un silenzioso Presidente… Nel Popolo italiano e nella Politica di questo imbarazzante Paese, c’è un posto vuoto. È quello che ha lasciato Francesco Cossiga il 17 agosto, andandosene in punta di piedi, ma generando lo stesso un grande frastuono. C’era d’aspettarselo! Mosso dalla curiosità di verificare se certa stampa italiana, almeno in quest’occasione, colta dalla pietà generata dalla morte di un uomo, avesse cambiato cliché, calzato i guanti, mi sono apprestato a leggere i quotidiani del giorno dopo, cominciando da “ La Repubblica”: Quel buontempone di Scalfari, padreterno del quotidiano La Repubblica e della Sinistra, dedica il suo fondo a Cossiga. Lo fa rimanendo aderente alla sua avvelenata verve, con lo stesso rispetto che un “eretico” ha per una fede religiosa: in prima battuta lo definisce “un personaggio pirandelliano”. Le sue definizioni si susseguono da “un solitario con pochissimi amici” (falso) a “sardo integrale” (vero, ma c’è solo da esserne orgogliosi). Lo descrive come un paranoico incostante, capriccioso, inaffidabile e pavido, attribuendogli gravi manchevolezze caratteriali. Nessun cenno al suo attaccamento alla Patria e alla Costituzione Italiana, nessun cenno alla sua elevata cultura e alla sua onestà intellettuale, al contrario del resto della popolazione italiana, politici compresi, che hanno manifestato appassionatamente grande rammarico per la perdita dell’Uomo Cossiga e dell’unico Presidente della Repubblica Italiana che per rimanere coerente con se stesso preferì dimettersi, accendendo profondi rimpianti. Gli altri quotidiani, hanno saggiamente preferito unirsi al coro buonista per non incappare nel dissenso popolare. Era Presidente del Consiglio, quando il rapimento di Aldo Moro scaricò su di lui tutto il peso e le colpe del fallimento della contrattazione con i brigatisti. Il ritrovamento del corpo di Moro fece concludere la legislatura con le dimissioni disperate di Cossiga. Ricordo come l’elezione di Cossiga alla più alta carica dello Stato, fu condivisa unanimemente da tutte le forze politiche dell’epoca, e come aspramente criticato dalla sinistra politica, fu giudicato l’ultimo periodo del suo settennato, quando la presa di posizione del Presidente andò a scontrarsi con quella parte politica così retrograda e impacchettata che l’aveva eletto. Persino il presidente Napolitano attraverso le pagine del Corriere della Sera lo definisce “Un grande uomo di Stato” e ne vanta la salda amicizia che li univa, ma non sarebbe stato dello stesso avviso Cossiga, che nel 2007 in una lettera inviata per l’appunto al Capo dello Stato gli consigliò il modo di abbassare le spese che il popolo italiano sostiene per mantenere il Capo dello Stato, l’equiparazione del suo assegno all’indennità di un qualunque parlamentare residente nella Capitale, l’abolizione delle cucine della Presidenza ed affidare il nutrimento degli ospiti del Quirinale ad un servizio di catering, l’abolizione del Corpo dei Corazzieri sottratti al corpo dei Carabinieri, il trasferimento della residenza dal Quirinale ad una meno pomposa e creare all’interno dello stesso un museo. Altri consigli furono espressi in quella lettera, ma sopratutto l’opinione di Cossiga su Napolitano è espressa quando nella stessa lettera dice: “ Io non sono tra coloro che hanno criticato Giorgio Napolitano il quale, reso omaggio agli insorti ungheresi, dopo aver esemplarmente difeso ed elogiato a suo tempo, come era giusto da comunista facesse, la repressione sovietica. Ricordate? Giudicò il soffocamento nel sangue di quella rivoluzione e la stessa impiccagione del comunista Nagy che ad essa aveva aderito, una vittoria del socialismo e della pace. Giorgio Napolitano è una persona onesta e perbene, un comunista, un vero comunista (e mi auguro per il Paese che lo sia rimasto: almeno si sa chi è...), come persona perbene era Palmiro Togliatti e Enrico Berlinguer, togliattiano come lui. Dunque la sua approvazione dell’intervento sovietico ieri e la sua condanna oggi sono una normale applicazione dell’etica storica della doppiezza togliattiana. (30 settembre 2007). Questa era quindi, cari lettori, la solida amicizia che univa Cossiga a Napolitano. È proprio vero, quelli che se vanno per primi sono i migliori.
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