INCONTRO CON IL SINDACO DI PORTO EMPEDOCLE (AG) CALOGERO FIRETTO
SICILIA “DEPREDATA E TRIVELLATA” di Renato Catania tratto dal periodico "Lo Strillo" PARTONO le trivelle nel Canale di Sicilia. Il primo via libera è arrivato con la
pubblicazione del decreto del ministero dello sviluppo economico con cui è data la prima concessione di coltivazione d’idrocarburi relativa al progetto “Offshore Ibleo” di Eni e Edison al largo della costa delle provincie di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa, attraverso impianti sottomarini, per la durata di 20 anni. - Signor Sindaco, lei, nella quadrupla veste di:
primo cittadino di Porto Empedocle, Deputato Regionale, probabile futuro Sindaco della città dei Templi e cittadino, è sicuramente la persona più adatta a esprimere un giudizio e attivare un progetto di approvazione o opposizione per l’ormai certa realizzazione di trivellazioni nel tratto di costa che va da Caltanissetta ad Agrigento e Ragusa per un’area di oltre 145 kmq e per una durata di 20 anni? “Su questo punto direi questo: mi pare che sulle trivellazioni ci sia stato un atteggiamento che viaggia per opposti. Cioè fino a un certo momento siamo stati proni a un indiscriminato utilizzo delle nostre coste con attività di prospezione e di ricerca. Oggi, invece muoviamo in materia emotiva e romantica, verso una deriva totalmente opposta, cioè non si deve toccare nulla. Solitamente gli opposti non accontentano. Comunque non rappresentano la via più adeguata rispetto alla complessità delle esigenze che vi sono dietro un’operazione di questo tipo. Penso che la Sicilia non sia più granaio d’Italia, come un tempo, ma sotto il profilo energetico lo è per tante ragioni. Va utilizzata quest’opportunità, va utilizzata la ricchezza che abbiamo limitata se si vuole, ma utilissima nel contesto del genere. A livello nazionale va utilizzata, al meglio dell’interesse non solo del Paese, ma soprattutto nell’interesse della Sicilia. Cosa che nel tempo, non mi pare sia accaduto. Per questo se la sua domanda è: d’accordo per un’indiscriminata azione com’è andata avanti nel tempo, la mia risposta è assolutamente no, tanto è vero che sono tra i firmatari di una mozione sottoscritta con altri parlamentari di quest’Assemblea Regionale, che ci si muova con una formula molto più intelligente e meno ascaristica nei confronti delle attività delle grandi Multinazionali. Rispetto poi, alla necessità di un utilizzo coerente e intelligente nell’interesse dei siciliani, oltre che per il sistema Paese, la mia risposta è sì”. - Ritengo questa risposta molto equilibrata, che guarda ottimisticamente al progetto, però secondo me, strada facendo, non so se quest’ottimismo possa continuare, a essere auspicabile perché, ovviamente, la possibilità d’inquinamento non si può escludere. Ci potrebbe essere un alto inquinamento nella costa con relativo danno per il patrimonio ittico e per il turismo.
“Di fronte a questo tipo di tema ho un atteggiamento sempre molto attento e preoccupato, però mi muovo nella convinzione di guardare oltre a quello che, le uova non le friggiamo solo in Sicilia. Le uova si friggono in tutte le parti del mondo. Si estrae in tutte le parti del mondo e non mi pare siano venuti a galla fenomeni così come sono prospettati, rilevanti d’inquinamento costiero. Abbiamo casi formidabili davanti a aree in cui vi è una grande attività estrattiva e a distanza di diecine di chilometri esistono fiorenti attività turistiche. Essere così nichilisti, obiettivamente mi pare un modo di affrontare la questione che non ci fa fare un passo avanti. Siamo stati nichilisti nell’affrontare il tema del Ponte sullo Stretto, siamo nichilisti nell’affrontare temi d’impianti che hanno interesse fondamentale per lo sviluppo: per i rigassificatori siamo stati nichilisti. Fanno danno, si muore, scoppiano. Non ne è scoppiato uno nel mondo. In 50 anni di storia di rigassificatori. Neppure con il grande terremoto del Giappone, di rilevanza inaudita. I temi che ho sentito: “Ma se qui arriva un terremoto tipo, quello del Belice qui moriamo tutti”. In Giappone ne esistono credo una quindicina, c’è stato un terremoto molto più violento di quello del Belice, non c’è stato un rigassificatore che abbia avuto un problema a un bullone”. - Quello che lei dice è condivisibile, ma il territorio italiano per la sua collocazione, clima, estensione, ricchezze paesaggistiche, monumenti e immense opere d’arte al suo interno, ha vocazione turistica e agricola. Progetti inerenti sarebbero più consoni. Lasciamo agli altri il compito di sfruttare il sottosuolo? “Questo è un altro tema. Non è che se non fanno le trivellazioni, miglioriamo l’agricoltura. Potremo fare questo e quello. Non sono per uno sviluppo monotematico perchè penso che lo sviluppo quando nasce debba essere avvolgente. Deve potersi poggiare su assi diversi. Non credo che l’uno escluda la necessità di dover fare sviluppo attraverso quelle linee che lei dice e sono fondamentali per il Paese, che ha un patrimonio culturale di coste e di ambiente come quello italiano. Fatto con ordine e attenzione nel rispetto di norme di sicurezza e di tutela ambientale, io penso ci sia spazio perché un’economia si sostenga su diverse cose. Il nostro un paese che non ha più grandi industrie. Qualcuno potrebbe obiettare che abbiamo sempre vissuto di piccole e medie imprese che hanno fatto il Pil Nazionale. Oggi anche quelle sono in crisi con l’aggravante che non abbiamo più le Industrie Nazionali. Morto Olivetti, fuggita Fiat dall’Italia, morte tutte le grandi aziende, c’è poco che fa da traino. I francesi ad esempio stanno facendo cose diverse. La nostra è una scelta che ha detto no al nucleare e sono d’accordo su questo. Di qualche cosa questo paese dobbiamo mandarlo avanti. Di rinnovabili che stanno avendo un avanzamento notevolissimo. Accanto alle rinnovabili, purtroppo dico io, c’è ancora la necessità di mandare le macchine in un certo modo, finché non dipenderanno da quelle elettriche. Anche quelle elettriche una derivazione la dovranno sempre avere, per cui se una Nazione come la nostra, riesce a dotarsi, nel rispetto per l’ambiente dei fondali e del patrimonio culturale, riesce a dotarsi di fonti energetiche tradizionali, io non lo saluto negativamente”. - Il nostro è un Paese anomalo. Si comincia in un modo e si finisce in un altro. Interferenze trasversali politiche, mafiose e non, rallentano se non impediscono lo sviluppo. I pericoli determinati dalle estrazioni, probabilmente non saranno così elevati, come dicono gli ambientalisti. Chi ci assicura che non sarà così?
“A 28 chilometri dalla costa di Licata esiste un pozzo che si estrae gas da diverso tempo. In quest’accordo che Asso mineraria fa con la Regione Sicilia, mi pare che stia andando avanti con l’ampliamento di questo pozzo per 10 miliardi di metri cubi di gas. Da che ho memoria non ho ricordo di danni a quelle coste, né mi pare che studi che mi sono sottoposti ci siano problematiche venute fuori. Allora tirare fuori le problematiche ambientali è giusto che ce ne facciamo scrupolo. Tutte le volte che si muove qualcosa, tiriamo fuori la mafia. La mafia c’è ma va combattuta. Non è che se non facciamo le cose, la mafia la combattiamo, perché se ci appiattiamo con questa scusa che a me sembra naif, per cui siccome c’è la mafia non facciamo il ponte sullo Stretto. Siccome c’è la mafia, non facciamo le autostrade. Siccome c’è la mafia, non facciamo le opere pubbliche. No! Ci dobbiamo attrezzare e combattere la mafia e avere le opere pubbliche, perché così, siamo alla morte totale. In questo Paese non accadrà niente. Questo Paese avrà una deriva. Ci stiamo impoverendo e non lo stiamo capendo. Ci combattiamo su tutto. Siamo ipercritici, in ogni cosa c’è la dietrologia. La mafia, le tangenti. Bisogna combatterle. Questa Terra pretende sviluppo. Siamo di fronte al baratro. Ci sono grandi fasce della nostra Società, che fino a qualche anno fa rappresentavano il ceto emergente, oggi sono state risucchiate da una situazione di povertà senza che te ne sia reso conto. Mi aspetto che dinanzi a questo baratro possa esserci un sussulto e un ripensamento”. |
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