![]() Spazio Tertulliano - Milano: KINGS - IL GIOCO DEL POTERE
Data pubblicazione: 5-11-2014 A cura di Renato Catania tratto dal periodico "Lo Strillo" Lo “Spazio Tertulliano”, teatro che è giusto definire sperimentale, solo per l’ambientazione, ma perfettamente dentro i crismi dell’alta recitazione così come i grandi Autori impongono, ha ospitato la “Prima “ di “KING”, dramma tipicamente inglese, tratto dall’Enrieide di Shakespeare e raggruppa in uno, tre drammi della Storia della Monarchia inglese coinvolgendo in un'unica sequenza Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V, che per la sua modernità riflette perfettamente la società e la politica di oggi. Magistralmente interpretato da un gruppo di attori il cui talento e la passione riconducono a Shakespeare, interpretando perfettamente il senso dell’amara costatazione della natura umana, che per il potere e il denaro fagocita tutti quelli che impediscono l’ingordigia e la sete di potere. KINGS Il gioco del potere da Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V di William Shakespeare drammaturgia Michelangelo Zeno con Giuseppe Scordio e Piero Lenardon, Angelo Donato Colombo, Enrico Ballardini, Federica D'Angelo, Martino Palmisano, Paolo Grassi regia Alberto Oliva scene Giuseppe Scordio e Saverio Assumma costumi Sartoria Streghe & Fate disegno luci Alessandro Tinelli aiuto regia Gianfilippo Falsina assistenti alla regia Francesca Muscatello, Marta Pasetti produzione Spazio Tertulliano e URT Jurij Ferrini PRIMA NAZIONALE Potere, corruzione e tradimento: Kings, drammaturgia originale tratta dall’Enrieide di Shakespeare, condensa in un unico spettacolo l’inarrestabile corsa verso il potere della monarchia inglese. Sette attori in scena, l’ambientazione in un cantiere postmoderno, costumi che accompagnano il percorso dello spettacolo, dal medioevo fino all’epoca contemporanea. Sono questi gli elementi di uno spettacolo che vuole parlare dell’Inghilterra del XIV secolo alla luce del nostro tempo. Riccardo II, Enrico IV, Enrico V diventano gli emblemi di una parabola storica irrefrenabile: se con Riccardo II la monarchia è emanazione divina e caposaldo intoccabile, con Enrico IV ed Enrico V il potere si sgretola e conduce ad una nuova concezione che trova fondamento sul consenso del popolo. Lo scorrere della storia dalla legge al caos, dall’ordine al disordine, il gioco tragicomico del potere, che si ripete sempre uguale, inframmezzato da battaglie, incoronazioni, sacrifici di nuovi capri espiatori, ma anche una storia di padri contro figli, di uomini contro donne. Il potere si sfalda nella sua ripetizione. I toni diventano grevi e il mondo si appallottola e diventa una grande abbuffata. La corruzione dilaga. Così come oggi gli scandali del Mose e dell’Expo rimettono al giudizio del popolo l’operato della politica, la trasformazione del potere nell’Inghilterra del XIV secolo passa attraverso crimini e flussi di denaro. Cambiano i re, ma non la sostanza delle cose. Il salvatore di oggi sarà il capro espiatorio di domani. Uno spettacolo dal forte impatto visivo, che travolge lo spettatore in una girandola di trasformazioni, in cui la parola di Shakespeare si incarna in un cast di attori versatili, impegnati a interpretare più personaggi che sono funzioni delle dinamiche politiche che si ripetono inesorabilmente nel flusso della Storia. L’adattamento drammaturgico condensa in un unico spettacolo un’epopea ricchissima di evoluzioni, con l’intenzione di cogliere l’universale delle relazioni di potere e di scolpire tre figure di monarchi costretti a responsabilità enormi e combattuti tra volontà e necessità. Lo spettacolo è ambientato in un fitto reticolato di ponteggi, scale, assi e cavalletti metallici (scenografia di Giuseppe Scordio e Saverio Assumma), che vanno a costituire un cantiere, che si rivela ben presto essere un cantiere sterile, che non costruisce niente, un insieme di ponteggi abbandonati come le Grandi Opere che la politica mette in piedi senza mai riuscire a portarle a termine. Una struttura per definizione incompiuta, dove le scale non conducono da nessuna parte, come nelle opere di M. C. Escher. Un forte significato simbolico assumono i costumi (sartoria Streghe & fate), cui è demandata la funzione di raccontare il passaggio delle epoche, dal Medioevo di Riccardo II, dominato da dinamiche di potere legate al codice d’onore, al rispetto della cavalleria e di alcune regole ferree fino all’epoca di Enrico V, che sembra la nostra contemporaneità, dove la politica è marketing e la leadership è team building. La tragedia si trasforma gradualmente in commedia e finisce miseramente in farsa. |
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